Quando il sole cala presto e l’aria profuma di foglie bagnate, il camper diventa il nostro rifugio preferito… finché, al mattino, le pareti non iniziano a “lacrimare”. La condensa è normale: cucini, respiri, ti scaldi—tutta umidità che, alla prima superficie fredda, si trasforma in goccioline. In questa guida amichevole (e un filo scherzosa) vediamo come alzare la temperatura superficiale delle pareti e tenere l’umidità sotto controllo con soluzioni pratiche, sostenibili e alla portata di chi fa da sé.
La condensa nasce quando l’aria interna, più calda e umida, incontra punti freddi: lamiera nuda sotto le pannellature, montanti, passaruota, cornici finestra e—grande classico—la cabina. In autunno lo sbalzo tra dentro e fuori aumenta e l’umidità non perdona. L’obiettivo non è “tappare tutto” a caso, ma guidare l’umidità verso l’esterno e tagliare i ponti termici. Se tieni a mente questa coppia, metà del lavoro è fatta.
Per prima cosa serve un isolante a celle chiuse ben incollato a pareti e soffitto: segue le curve, non assorbe, frena il vapore dove nasce la condensa. Il segreto non è solo il materiale, ma la continuità: giunte accostate, pressate e sigillate con nastri compatibili. Dove lo spazio lo consente, una leggera orditura crea una camera d’aria controllata su cui il multistrato riflettente può finalmente fare il suo mestiere: riflettere e mantenere le superfici interne più tiepide. Al pavimento, uno strato di XPS stabile e ben sagomato toglie la sensazione di “frigo sotto i piedi” e aiuta a stabilizzare il microclima della cellula.
La ventilazione non serve a farti prendere freddo: serve a spingere fuori l’umidità che inevitabilmente produci di notte. Una ventola in estrazione, al minimo continuo, è spesso più efficace di aperture brevi e aggressive. Stesso discorso per il riscaldamento: meglio dolce e costante che “a razzo e poi stop”, perché i picchi termici creano pareti fredde appena la stufa si spegne. Se la notte è molto umida o si dorme in tanti, un deumidificatore passivo dà una mano, ma non sostituisce l’aria che gira.
Parti dalla cabina, che è il maxi-radiatore verso l’esterno: gli oscuranti termici interni fanno da scudo e tagliano gli scambi sul parabrezza. Procedi poi con montanti e nervature: coprili con il celle chiuse senza tirarlo (deve aderire, non essere in trazione), e chiudi tutti i bordi. Gli angoli di coda e i passaruota meritano un’attenzione extra: qui l’aria ristagna e le lamiere si raffreddano in fretta. Un pacchetto snello—celle chiuse + eventuale leggero fono + finitura—mantiene la temperatura più uniforme e smorza il rumore di rotolamento. Le cornici finestra infine sono piccole ma decisive: una guarnizione in ordine e un taglio termico anche minimale evitano gocce e aloni.
Prepara la notte prima di spegnere le luci: cucina per tempo e arieggia un paio di minuti; asciuga eventuali superfici bagnate e non lasciare tessili umidi appesi in giro. Metti la ventola al minimo e imposta la stufa in modalità continua. Al mattino, una passata rapida con un panno in microfibra toglie gli ultimi residui e ti fa iniziare la giornata con pareti asciutte (e buon umore).
Multistrato da solo: senza camera d’aria è un poster lucido, non un sistema isolante.
Schiuma spray ovunque: intrappola umidità nelle cavità e complica future manutenzioni.
Le giunte dell’isolante sono chiuse e nastrate?
La ventola lavora in estrazione al minimo per tutta la notte?
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